venerdì 2 dicembre 2016

[INCESTO - TETTONA] Una Storia Rustica

Capitolo 1

Giovanni aveva appena compiuto 70 anni. Viveva in una cascina di campagna ristrutturata da cima a fondo con le proprie mani di cui andava molto orgoglioso. Solo, da quando aveva perso la moglie quasi nove anni prima, passava le giornate dedicandosi alla campagna e ai lavoretti in legno.
In paese lo conoscevano come uomo schivo e anche un po' pericoloso infatti non esitava ad accogliere col fucile alla mano i visitatori indesiderati. “Non ti avvicinare a quella cascina altrimenti quel vecchio pazzo esce e ti spara” dicevano le madri ai figli e non era neanche l'unico problema. Qualche tempo prima una ragazza di nome Nunzia, brava giovane ventenne ancora illibata e ingenua si era avventurata nelle terre del vecchio Giovanni e aveva cominciato a cogliere frutta fresca dai suoi alberi.
La ragazza non era certo ignara che non fossero di sua proprietà ma attratta da quei bei fiori non aveva esitato a coglierne un cestino.
Stava quasi per andarsene quando era apparso il vecchio Giovanni tutto arrabbiato e col fucile alla mano. Lei si era pietrificata temendo davvero che lo volesse usare su di lei. Invece l'uomo aveva altre intenzione. Aveva messo a terra l'arma e le si era avvicinato “Ma tu lo sai che mi stai fregando la frutta?”.
“Signor Giovanni ma ne ha così tanta e lei nemmeno la mangia. Come fa a mangiarla tutta? Mica andrà in rovina per quattro frutti”.
“Io la vendo la frutta giovane stupida insolente. La vendo per guadagno e tu col tuo furto mi stai togliendo dei soldi” aveva fatto un altro passo avanti sempre più minaccioso.
“Ma via per un cesto? Quanto varrà un cesto così?”.
“Per me vale tanto visto che è roba mia”.
Temendo che davvero quel vecchio burbero volesse farle del male Nunzia aveva provato la via della mediazione “Senta, le chiedo scusa, vado a casa e le prendo i soldi. Gliela pago va bene?”.
“Si ma me la paghi adesso” era scattato il vecchio con gli occhi iniettati di rabbia. Prima che la ragazza avesse modo di replicare si era aperto la patta dei pantaloni e, sorpresa, ne era sgusciata fuori una mazza di carne dura e venosa che pareva quella di un toro.
La ragazza aveva sbattuto gli occhi spaventata quanto incredula. Mai prima di allora aveva visto un cazzo così lungo su un uomo.
“Forza pagami troietta! Pagami in natura” era scattato lui tendendo il cazzo verso la ragazza.
“Oddio!” era impallidita lei mentre lui le strofinava addosso quell'uccello rovente.
“Forza apri la bocca che ti faccio assaggiare io un frutto buono” aveva detto mentre puntava dritto alle sue labbra con quella cappella gonfia.
Per fortuna, di lei, Giovanni non era più un giovincello e la ragazza era riuscita a chinarsi veloce e a scattare via prima che la prendesse.
Lui in piena erezione, con quel bastone duro che gli ciondolava sul petto non aveva nemmeno tentato di inseguirla.
Sopraffatto dai sensi si era masturbato scaricando la tensione mentre immaginava di infilarlo fra le grosse tette gonfie della ragazza. Una eiaculazione liberatoria memore del sesso che aveva fatto per anni sia con la povera moglie sia fuori casa. Sessualmente molto attivo e dotato di quel cazzo da esposizione Giovanni non se ne era fatta sfuggire una e quando aveva infine scelto la donna giusta come compagna di vita una donna ben tettuta e calda che non gli aveva mai lesinato il sesso in ogni sua forma lui non era comunque riuscito ad accontentarsi di quel rapporto monogamo continuando a scoparsi tutte quelle che poteva.
Poi era diventato vecchio, la moglie era morta e lui sopraffatto dal dolore e solo come un cane aveva piano piano smesso anche solo di pensare a quanto il sesso avesse contato nella sua vita.
Dopo sei anni senza infilarlo in una fica, la sola provocazione delle tette gonfie di Nunzia lo aveva rimandato indietro facendolo sentire ancora giovane,,, almeno per qualche minuto.
La cosa però lo aveva isolato ancora di più perchè appena la ragazza aveva raccontato quanto fosse accaduto oltre alla nomea di vecchio bisbetico si era fatto anche quella di maniaco.
Se già prima vedeva di rado persone dell'altro sesso ora non ne sentiva nemmeno più l'odore. L'unico suo legame con la civiltà era il suo amico Rocco che una volta a settimana col suo furgoncino rosso andava da lui gli consegnava la roba che gli serviva e prelevava i prodotti della terra per venderli al mercato in sua vece.
Solo e vecchio Giovanni si era ormai rassegnato ad attendere la fine imminente.

Capitolo II 

Fu quindi una sorpresa quando ricevette la strana telefonata dalla nuora Ornella. Anche lei stava passando momenti difficili. Infatti, come era stato per la madre, anche il suo amato figlio Domenico era morto di una grave malattia lasciando la donna sola ad accudire il giovane figlio Matteo.
La famiglia di Giovanni aveva di certo una gran sfortuna. Prima la moglie, poi il figlio... La vita non era mai stata generosa con loro.
Forse più occupato a pensare alle proprie disgrazie di vedovo Giovanni non si era mai curato troppo della sorte della nuora. Sapeva di avere questo nipote, il figlio di suo figlio, ma non l'aveva mai davvero conosciuto. La mancanza di suo figlio aveva come rotto il loro rapporto familiare e mentre Giovanni si curava solo della lenta morte della moglie Ornella si cresceva il figlio da sola.
Stupefacente quindi era quasi dir poco. Una donna che non vedeva e non sentiva dalla morte di suo figlio ora si faceva viva e gli chiedeva di andare a vivere da lui.
“Ma per quanto tempo?” chiese Giovanni.
“Il meno possibile papà” disse la donna che chiamandolo così sperava di risvegliare in lui l'antico legame che di fatto li aveva legati come unica famiglia.
“Io ragazza non so se potrei... Io sono vecchio, solo e malato. Non posso prendermi cura di voi. Non posso”.
“Papà senti la situazione è davvero grave. Dopo la morte di Domenico voi non mi avete mai cercata e io mai vi ho chiesto nulla. Tua moglie non ha mai visto di buon occhio il nostro matrimonio e io ne ero più che conscia. Ho fatto tutto da sola. Ho fatto da madre, da padre a tuo nipote...”.
“Non vi ho mica detto io di fare un figlio” scattò lui.
“E io non avevo mica previsto che due anni dopo il parto tuo figlio sarebbe morto lasciandomi sola”.
“Nessuno poteva saperlo” ammise mesto Giovanni con la morte nel cuore al solo ricordo del figlio perduto.
“Ora però questo ragazzo ha quasi diciannove anni. Non ha mai conosciuto suo nonno... E' un bravo ragazzo, educato, studioso.... Sono certa che ti piacerebbe”.
“Se lo dici tu....” mormorò lui poco convinto.
Ornella decise di essere sincera e gli confessò tutto “Ho perso il lavoro. L'ufficio dove lavoravo ha chiuso. Ho pochi soldi e non posso più permettermi di mantenere mio figlio. Lo so che non ci siamo mai piaciuti molto Giovanni ma tu sei l'unico parente che ci resta e io ho bisogno di mettere un tetto sulla testa a mio figlio”.
“E' questa la situazione?” chiese il vecchio.
“Si è questa”.
Ci pensò su un paio di minuti buoni e poi le disse “Va bene. Potete venire quando vi pare. La casa è molto grande e non ci saranno problemi di spazio”.
E così ecco che un paio di giorni dopo una scassatissima Punto nera arrancava faticosamente lungo la strada sterrata che portava alla cascina di Giovanni. A bordo Ornella, una bella donna quarantenne d'aspetto molto giovanile e il figlio ventenne Matteo un ragazzo, a detta di molti, grazioso quanto la madre.
Appena li vide scendere dall'auto Giovanni sentì chiaramente che da quel giorno la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Da un punto di vista emotivo era contento di godere finalmente dell'affetto di un nipote e di una nuora, tanto più che gli acciacchi della vecchiaia si facevano sentire e all'atto pratico avere in casa una donna che cucinasse e pulisse avrebbe di certo migliorato la situazione. Dall'altra parte ormai amava la sua solitudine e si chiedeva come avrebbe potuto sopportare la convivenza con un giovane ventenne carico di energia e la cosa lo preoccupava non poco.
Ma c'era una cosa che assolutamente non aveva pensato e che capì solo quando vide Ornella scendere dall'auto con un corto vestitino color pesca. La donna era davvero bella. Anzi forse bella era dir poco era decisamente sexy. Un seno gonfio e florido, forse una quinta.... Formosa con bei fianchi modellati, lunghe gambe.... bellissime.
Il vestito era così corto che ne vedeva una bella porzione e quelle cosce ben tornite gli richiamarono alla mente la sua amata moglie...
A forza di guardarla attraverso la finestra si rese conto che il suo anguillone si stava muovendo. Stava avendo un erezione era chiaro.
Faticando a nasconderla sotto ai pantaloni andò ad accogliere nipote e nuora e fu davvero freddo. Circostanza avrebbe voluto che li abbracciasse con affetto e chiacchierasse un po' con loro ma aveva una dannata paura che il suo uccello gonfio si strusciasse sulla nuora o peggio sul nipote così lesto li fece entrare in casa “Le vostre camere sono di sopra, cambiatevi e ci vediamo fra un ora per il pranzo. Il bagno è in fondo al corridoio” detto ciò uscì di casa, arrivò con grandi falcate al capanno degli attrezzi, sprangò la porta col lucchetto e certo che i due non potessero vederlo se lo tirò fuori dai pantaloni.
Era durissimo, fremeva, la cappella quasi gli bruciava per il desiderio.
Si afferrò con la mano quel lunghissimo uccello e senza freni si masturbò a tutta forza.... pensando ad Ornella.

Capitolo III

 
Ornella e Matteo decisero che visto il caldo bisognava darsi una bella rinfrescata e così il ragazzo andò in bagno e denudatosi si fece una bella doccia fresca.
Non trovando accappatoi prese l'unico asciugamani che c'era in bagno e se lo legò in vita quindi andò in camera della madre.
Entrò “Mamma hai già tirato fuori i jeans puliti dalla valigia”.
“Si eccoli” disse lei.
Lui si sfilò dalla vita l'asciugamani e il suo lungo uccello si spalancò in tutta la sua potenza agli occhi della madre. Non era duro, anzi il contrario ma nonostante ciò Matteo aveva comunque un uccello che molti attori di film porno gli avrebbero invidiato. Ornella spesso si sforzava di non fissarlo perchè quella mazza era davvero una meraviglia della natura che anche “a riposo” gli sbatteva allegramente sul ginocchio.
Spesso Ornella si era domandata se il ragazzo fosse consapevole di avere un cazzo tre volte lungo quello di un uomo normale ma non aveva mai trovato la forza di toccare l'argomento col figlio. Lui come sempre faceva si spogliava tranquillamente davanti a lei e non pareva provare alcun imbarazzo a tabù.
Era un ragazzo semplice, e Ornella era certa fosse ancora vergine e probabilmente non si era ancora reso conto delle dimensioni generose di tanto uccello. Forse per lui era del tutto naturale e lei non aveva mai nemmeno osato parlare di quel “problema”. Spesso però si era chiesta se da buona madre sarebbe stato doveroso parlare col ragazzo, prepararlo in tal senso ma lei povera Ornella era così pudica che davvero non riusciva a dirgli “dobbiamo parlare del tuo cazzo o pisello o pene o comunque lo si voglia chiamare” Non ci riusciva e sentiva tutta la colpa di non aver a sufficienza preparato il figlio alla vita domandandosi con paura cosa sarebbe successo quando il giovane ragazzo avesse mostrato quel lungo e inesperto arnese ad una donna.
Tutto ciò che poteva fare era proteggerlo come aveva già fatto in mille altre occasioni. “E quando sarà il momento speriamo lo faccia con una donna che faccia l'amore con lui senza farlo sentire un mostro”.
Ornella in questo senso aveva avuto una grossa esperienza personale proprio col padre del ragazzo. Anche lui aveva una di quelle mazze fuori scala che aveva poi lasciato come eredità genetica al ragazzo. La prima volta era stato un disastro. Quando il marito l'aveva penetrata le era sembrato che stesse per uscirle dalla bocca e il dolore mentre la sua vulva si fratturava incontenibile... da svenire. Certo dopo poco tutto il dolore era diventato piacere un piacere moltiplicato per dieci proprio da quelle dimensioni animalesche ma all'inizio era stata davvero dura non aver paura di quella cosa che non sembrava nemmeno naturale.
Così si chiedeva che sarebbe successo se l'amato figlio avesse avuto il suo primo rapporto con una giovinetta inesperta che invece di rendere la sua prima volta come il momento più bello e sublime di una coppia lo avrebbe trasformato in una umiliante e traumatica esperienza. “Povero ragazzo mio -mormorò tra sè- tanti piangono perchè hanno il pene piccolo e tu invece avrai problemi perchè lo hai troppo lungo. Molti maschi ti invidierebbero e quando sarai esperto le donne avranno di che bearsene ma all'inizio ti sarà molto dura non farti prendere per un mostro”.
Forse era proprio per questo che aveva fatto di tutto per educare il ragazzo alla castità assoluta evitandogli brutte compagnie o peggio
Di certo lei stessa si era quasi trasformata in donna asessuata coscia di dover proteggere il frutto del suo ventre. Aveva rinunciato ad ogni piacere della carne per il bene del figlio e mai sarebbe venuta meno al suo impegno.

Solo che..... ogni tanto..... quando era sola a letto..... in quelle notti buie e tristi..... ripensava al suo amato marito..... ne sentiva la mancanza affettiva..... ne sentiva la mancanza fisica......
E senza freni si masturbava furiosamente con le dita fino a venire come una cascata che si infrange sulle rocce placata la voglia se ne vergognava profondamente. Che mai avrebbe pensato suo figlio sapendo che sua madre si masturbava?
Eppure, ogni tanto, la pulsione era troppo forte e non riusciva a resistere...
Non ci riusciva davvero.

Capitolo IV

In pochi giorni Giovanni si adattò alla nuova convivenza. Avere Ornella ed il nipote per casa era un vero sollievo. Il ragazzo, senza problemi, si era mostrato molto volenteroso, disposto ad aiutarlo nei lavori manuali di campagna senza farsi problemi anche quando si trattava di faticare parecchio. Certo non aveva esperienza ma ascoltava diligente il vecchio ansioso di imparare e di fare bene. Più Giovanni lo guardava e più vedeva in lui il figlio morto, abile, capace, forte. Fiero di lui cominciò anche a domandarsi se avesse ereditato lo “scettro” di famiglia... Un modo allegorico per sottolineare che avevano tutti cazzi da cavallo.
Così un giorno con la scusa che doveva urinare chiamò il nipote “Matteo falla anche tu che poi dopo andiamo nei campi. Svuotati adesso così dopo non dobbiamo fermarci”. Al ragazzo la cosa parve un po' paradossale ma non aveva mai contraddetto il nonno fino a quel momento e non intendeva certo iniziare adesso così un po' titubante si avvicinò al nonno e si aprì i pantaloni.
Il vecchio se ne stava lì col suo serpente di carne in mano tutto tronfio e cosciente della sua superiorità a fissarlo. Matteo, tranquillo come nulla fosse fissò il pisellone del nonno senza mostrare alcuna emozione quindi estrasse il suo morbido e floscio e sparò fuori qualche goccia di pipì.
Giovanni lo osservò con grande attenzione e comprese due cose: la prima era che il cazzo del nipote già da molle era una vera trave e che probabilmente da duro diventava anche più lungo del suo, la seconda era che il ragazzo non provava alcuna malizia o impulso fisico. Davvero un ragazzo semplice e ingenuo.
“E forse è venuta l'ora di crescere” mormorò tra se.

Poi c'era Ornella, la splendida e giunonica Ornella con due seni che qualsiasi cosa indossasse erano sempre lì grossi, gonfi e provocanti. Giovanni non poteva fare a meno di guardarli, spesso temeva che la donna se ne accorgesse sentendosi i suoi occhi eccitati addosso e così distoglieva lo sguardo.
Ornella invece era tutta tranquilla. Per lei il nonno era solo la persona che la aveva aiutata a togliersi dalla grossa crisi in cui era piombata. Un uomo a cui dire solo GRAZIE! e di cui aveva gran stima e rispetto. Conscia del suo grosso seno di certo non poteva immaginare cosa passasse in testa a quel vecchio arrapato.
Così per l'ingenua donna era del tutto normale prendere il sole in costume da bagno. Uno intero, nero, molto casto ma che non poteva fare a meno di aderire al suo corpo strizzando quelle grosse poppe che parevano sul punto di esplodere.
E il vecchio la vedeva...
La vedeva e si eccitava....
Dopo meno di una settimana dall'arrivo di Ornella, Giovanni valutò che era tornato a masturbarsi quasi due volte al giorno. Una cosa che non gli capitava da anni e che nonostante tutto non riusciva mai a spegnergli quel fuoco che aveva dentro.
E poi c'erano quegli abitini a fiori. Troppo corti per nascondere le belle gambe di Ornella, troppo scollati per trattenere quel seno immenso. “Possibile -si chiedeva il vecchio- che qualsiasi cosa faccia o indossi riesce ad essere sempre così provocante.
Una sera prese il toro per le orna e mentre cenavano lasciò che gli cadesse a terra la forchetta. “Te la prendo io nonno” disse Matteo ma lui lesto lo bloccò d'autorità tendendo un braccio “Faccio da solo”.
Piano piano chinò la schiena fino a terra e appena sotto al tavolo puntò gli occhi verso Ornella, verso le sue gambe, verso il solco sottile che appariva sotto alla gonna.
Mutandine nere, molto sottili, molto velate che non riuscivano a contenere quel cespuglio nero di peli che sbordava ai lati. Una gatta pelosa e forse in calore. Bellissima, fantastica.... Da farglielo venir duro in un lampo.
Tornò su a tavola come nulla fosse prima che Ornella si rendesse conto che stava adorando in segreto la sua passerona.
“Tutto bene nonno?” chiese Matteo.
“Tutto perfetto” annuì lui con un sorriso.
La cena si concluse normalmente ma quando finì, stranamente Giovanni stranamente non si alzò dal tavolo. Sotto aveva il cazzo completamente in tiro ed era certo che si sarebbe visto. “Papà-chiese Ornella- stai poco bene?”.
“No tranquilla è tutto a posto. Voglio solo starmene un po' qui tranquillo a pensare. Tranquilla va tutto bene”.
“Allora se per te non fa nulla noi andiamo in salotto a guardare la televisione”.
“Ecco bravi ragazzi, andate, andate pure”.
“Sicuro nonno che non ti serve nulla?” insistette ancora premuroso Matteo.
“Sicurissimo” annuì lui sforzandosi di sorridere.
Finalmente fu solo ed era tanto il fuoco che si ritrovò col cazzo in mano in un sol colpo a segarsi a tutta velocità. Fremente, in calore, assatanato voglioso di fica.
Ormai ci stava pensando da troppo tempo e non poteva farci nulla. La questione doveva essere risolta alla fonte. Doveva scoparsi la nuora.
Ormai aveva deciso, doveva solo farlo nel modo giusto...

Capitolo V

 Il primo tentativo lo fece quella stessa sera. Si era sdraiato sul letto, in vestaglia e aspettava paziente che nuora e nipote andassero a letto.
Quando lei passò davanti alla stanza la chiamò “Ornella posso chiederti un grande favore...”. Lei tutta gaia annuì “Papà ma certo di cosa hai bisogno”.
“Chiudi la porta per favore è una cosa un po' delicata” in realtà non voleva che il nipote si impicciasse ed infatti era conscio di doverla tirare un po' per le lunghe finchè il ragazzo non avesse preso sonno.
Lei comunque chiuse la porta senza fare obiezioni. Giovanni le mostrò un tubetto di crema. “Questa me l'ha data il dottore è una crema fatta apposta per le mie vecchie vene stanche”.
“Non esagerare papà a noi sembri un ragazzino salti nei campi da mattina a sera” provò a buttarla sul ridere lei.
“E invece sono uno straccio. Ho le vene delle gambe a pezzi, la schiena rotta, e un polmone che quasi non funziona più. Tu mi vedi così tutto d'un pezzo ma in realtà la mina della matita è quasi finita capisci”.
D'istinto, vedendolo così affranto, Ornella gli fece una amorevole carezza sulla testa. Nello sporgersi il seno era a pochi centimetri dal naso del vecchio che per poco non fu tentato di aprire la bocca e afferrargli un capezzolo coi denti e morderglielo arrapato. Resistette solo perchè era conscio che una donna per bene come Ornella gli avrebbe di certo mollato un ceffone per poi fuggire. Non era un dilettante, sapeva bene che quel tipo di donna andava sedotta nella maniera adeguata...
“Insomma dovrei spalmare la crema soprattutto qui sulle cosce capisci -e dicendolo sollevò un po' la vestaglia- io faccio del mio meglio ma dopo un po' mi fa male la mano... Bisogna strofinare capisci? Strofinare forte”.
“Papà ma che problema ti fai -sorrise Ornella afferrando il tubetto- non c'è nessun problema, te la spalmo io. Nulla da vergognarsi credimi”.
“Allora grazie” disse lui serio sdraiandosi completamente sul letto.
La donna iniziò a posargli la crema proprio sotto all'inguine. La sensazione di freddezza del prodotto fu subito contrastata da quella calda e sensuale delle mani della donna. Era delizioso sentirla accarezzarlo con tanto ardore a pochi metri dal cazzo e la sua gigantesca trave già si stava alzando trattenuta a stento dal sottile tessuto.
“Va bene così?” chiese lei sempre continuando a frizionare.
“Più forte deve penetrare bene. Usa due mani, fai perno sulle gambe. Abbi pazienza ti prego”.
“Non c'è problema” annuì lei quasi scusandosi e senza capire che stava scivolando nella sua rete. Esattamente come lui aveva immaginato Ornella prese e si sedette sul letto proprio davanti a lui tra una gamba e l'altra. Chinata in avanti spalmava la crema a tutta forza con entrambe le mani. Concentrata, diligente e indifesa.
Era il momento giusto, quello che l'uomo aveva atteso e tanto calcolato. Con un gesto quasi impercettibile slacciò il legaccio che gli teneva la vestaglia stretta in vita e questa scivolò delicata lungo i suoi fianchi. Sotto era completamente nudo e il suo uccello non domandava altro che essere liberato in tutta la sua potente erezione.
Il cazzo si drizzò come un serpente marino che sbuca dal mare. Una cosa imperiosa e istantanea che colse del tutto di sorpresa Ornella.
Quando si rese conto che aveva il cazzo di suo suocero con la cappella puntata esattamente sul solco dei suoi grossi seni si gelò paralizzandosi.
“Scusami -disse il nonno- tutto questo tuo toccarmi mi ha un po' stimolato. E' una erezione involontaria”.
Lei fingendo con un sorriso molto forzato che andasse tutto bene rispose “Nessun problema papà. Forse però è meglio che smettiamo ora. Tanto di crema te ne ho spalmata abbastanza che ne dici”.
“Si la crema è sufficiente” ammise lui.
Ornella si scansò da quel mastodontico uccello scattando in piedi fuori dal letto in un secondo. Lui tranquillo la fissava conscio che il suo cazzo era in bella vista.
“Ti chiedo scusa se il mio attrezzo ti ha tanto spaventata. Credevo che avendo visto quello di mio figlio non ti scandalizzassi. Scusami tanto”.
Lei impallidì “No scusami tu è stata solo una brutta reazione, solo che quel coso sbucato fuori così all'improvviso mi ha un po'... scusami papà scusami ancora”.
“Figurati. Tranquilla cara non è successo nulla. Tranquilla. Ora però mi sa che dovrò fare come i ragazzini” sorrise lui.
“Come scusa non capisco” strabuzzò gli occhi lei mentre Giovanni con totale naturalezza si mise una mano sul cazzo iniziando a masturbarsi lentamente. “Ragazza mia credi forse che questa erezione si plachi da sola...”.
“O Papà scusami non l'ho fatto apposta, come potevo immaginare”.
“Lo so cara la mia ragazza, non è colpa tua se hai un seno da urlo che ha risvegliato il mio povero uccellone decrepito”.
“Mica tanto decrepito” scherzò lei.
“Si ma è tutta apparenza, ormai sparo a salve da dieci anni” e insistette segandosi più in fretta.
Ce la metteva tutta per farlo sborrare. Sentiva di averne così tanta in canna che la pressione l'avrebbe comunque fatta schizzare fino al corpo di Ornella.
“Scusa ragazza ma.... ecco.... si eccola.... ho quasi fat.....”.
Conscio che lei lo stava fissando era eccitato come un verginello alla sua prima chiavata. E quelle tette erano li, e lui le vedeva, le immaginava, ne poteva quasi sentire il profumo.
“Forse è meglio se ti lascio solo” attaccò la donna e veloce uscì dalla stanza.
“Vai vai pureeeeeee” sussurrò lui gentile mentre il suo cazzo eruttava tanto sperma da riempirci un secchio.
Rilassato se lo accarezzò ben bene fino a che non fu svuotato del tutto quindi si stese sul letto con un sorrisetto maligno in fronte....
Tutto era andato come lui voleva, “La Topona è quasi in trappola” sussurrò fra se ridacchiando sottovoce.

Capitolo VI

 Ornella cercò di dimenticare l'episodio o quantomeno di non ingigantirlo oltre il dovuto. Certo era vecchio, si diceva, in fondo era come fosse suo padre certo, probabilmente non c'era malizia..... Eppure, all'atto pratico Giovanni si era sparato una bella sega davanti a lei e questo la turbava non poco.
Anima pia dopo la morte del marito per il bene del figlio aveva sempre rifiutato i piaceri della carne conscia che la vedovanza l'aveva resa sola. Disposta ad accettare coscientemente la situazione con qualche piccolo aiutino delle dita nelle notti più buie ora era dovuta fuggire.
No, non si era scandalizzata, non più di tanto.
Non si era vergognata.
Non si era impressionata.
In realtà aveva solo iniziato a bagnarsi.
Si infilò a letto, spense le luci. Chiuse gli occhi cercando di dormire e di dimenticare ma l'immagine del cazzo duro del nonno così simile a quello di suo marito era presente e non la abbandonava.
Lo vide come un serpente con un occhio solo che la fissava. Lei imbambolata restava immobile e il lungo serpente di carne pareva quasi assumesse le fattezze di un uomo.
La fissava, la ipnotizzava, le entrava in bocca.
“Succhia cara, succhiamelo piano piano fammi questo piacere” sussurrava Giovanni con fare tranquillo. E lei, nel sogno, lo assecondava.
Era nuda, lui anche. Si faceva scivolare quel lungo attrezzo fra le grasse mammelle e iniziava a muoverle su e giù all'impazzata.
Vedeva Giovanni soddisfatto “Si cara, dai una mano al tuo povero nonno”.
Stava facendo cose che mai aveva pensato di poter nemmeno immaginare, si sentiva sporca dentro e fuori. Si vergognava di se stessa eppure non riusciva a smettere di fare uan spagnola al nonno.
Poi lo sentì che la penetrava, Sentì il suo clitoride dilatarsi piano piano e quel piacere dell'orgasmo ormai dimenticato scorrerle lungo tutto il corpo. “O si Giovanni si..., Prendimi.... Sono tua prendimi” mugugnava.
Di scatto aprì gli occhi. Si era risvegliata di botto. Era tutto un sogno, solo un malefico sogno frutto (pensava) di un equivoco con un vecchio malato.
Poi però si toccò tra le gambe... era un lago. Un lago di orgasmi.
Non riusciva a crederci ma immaginare di farlo con il nonno l'aveva fatta venire come non accadeva da anni.
“Ma cosa stò diventando?” si chiese e senza risposte provò a riprendere sonno.

Il giorno dopo però accadde un altro fatto strano quando Giovanni le chiese di cucirgli un bottone ai pantaloni. “Non stò nemmeno lì a toglierli” disse il vecchio “Allora faccio piano” disse lei con l'ago in mano.
Lui in piedi e lei seduta di fronte a cucire delicatamente il bottone badando di non ferirlo. Nulla di peccaminoso, solo una brava nuora che faceva un lavoretto di casa pensava Ornella eppure c'era quel coso....
Si eccolo, gonfio e grosso cacciato a forza giù per la gamba dei pantaloni dove si vedeva bene era duro come un bastone.
Giovanni non le diceva nulla ma era lì e lei lo poteva quasi annusare. Ripensò al sogno. Già lo vedeva che schizzava fuori dai pantaloni e le finiva in bocca. Un misto di eccitazione e paura le passava per tutto il corpo.
Ripensava a ciò che aveva fatto il nonno la sera prima per placarsi l'erezione e già se lo vedeva tirarselo fuori in mezzo alla cucina e segarsi a tutta forza davanti a lei.
“E' colpa mia -si diceva- sono io che l'ho provocato e lui stà solo reagendo ad un istinto” si disse.
Cercava di toccarlo il meno possibile ma era difficile e in più non era mai stata una gran sarta. “AIA!” scattò il vecchio.
“O mio Dio Papà! Scusami, scusami tanto”.
“Mi hai punto un testicolo” si lamentò lui.
Ornella quasi piangeva “Papà scusami, sono un'incapace. Scusami”.
Lui in piedi davanti alla donna le fece un forzato sorriso e una carezzina sul viso “Fa nulla dai non esagerare. Mica l'hai fatto apposta. Dai vai a prendere del cotone e un po' di alcool che mi disinfetto”.
Ornella scattò a tutta velocità obbedendo all'ordine senza pensarci due volte.

Quando però tornò con l'alcool in una mano e il cotone nell'altra e vide che il nonno si era denudato dalla vita in giù e se ne stava in mezzo alla cucina con l'uccello oscenamente duro ebbe un sussulto.
“Dai passami il cotone che brucia...” la incitò lui come se nulla fosse.
Ornella sforzandosi di credere che tutto fosse normale sedette sulla sedia di fronte a lui, inumidì il batuffolo e lasciò che il vecchio le piazzasse i coglioni dritti di fronte. Provò ad appoggiarlo piano piano sulla minuscola puntura di spillo che sanguinava appena e subito il vecchio fece un mezzo “AUCH” soffocato di dolore.
“Fai piano cara” le disse.
“Si Papà. Scusa ancora”.
“Di nulla, di nulla” la rincuorò lui. Era però un fatto che con quel bastone di cazzo davanti non poteva mettere le mani dove voleva e così, fingendo fosse altro glielo afferrò saldamente con una mano e lo spostò quanto bastava pe rpoterlo medicare.
Era la prima volta che aveva in mano il cazzo di suo suocero e fu una sensazione incredibile. Quell'affare era così gonfio, così grosso e caldo e pulsava..... pulsava di voglia.
Ora il nonno non parlava più e tratteneva il fiato ma Ornella sentiva anche che l'uccello che aveva in mano si muoveva ritmicamente avanti e indietro con piccoli movimenti del bacino del vecchio.
“Papà ma che succede?” chiese scandalizzata.
“Nulla cara, è solo un riflesso condizionato. Scusa...”.
“Scusa cosa?” chiese lei.
“Questooooooo” mormorò lui a voce soffocata e un secondo dopo il viso di Ornella fu investito da sperma caldo che sprizzava dalla gonfia cappella del vecchio.
Tre lunghi fiotti uno dopo l'altro neanche fosse un idrante “Scusaaaa..... Scusaaaaa...... Scusaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” ragliò Giovanni svuotandosi del tutto il cazzo in faccia alla donna.
Poi la fissò e tranquillo le disse “Non l'ho fatto apposta perdonami”.
“Colpa mia, non dovevo prendertelo in mano con tanta forza” provò a scusarsi lei fingendo che tutto fosse sotto controllo.
“Forse è meglio se vai a lavarti il viso” le disse calmo facendole un altra carezza sul viso tutto lordo di sperma.
“Non dire a mio figlio che è successa questa cosa. Non voglio che mi veda come la donna che non sono” disse lei quasi implorante.
“Ragazza mia ma stai tranquilla. Non è successo nulla. Tu non l'hai fatto apposta. La colpa è mia che non so controllarlo tu non centri nulla. Tu sei una brava donna e lo sappiamo tutti. E comunque, se può farti piacere saperlo, per mè è stato bellissimo....”.
Ornella lo fissò e sorrise serena “Sarà il nostro segreto”.
“Il primo di tanti” annuì il vecchio sottovoce mentre lei si allontanava per lavarsi via la sua sborra dalla faccia.

Capitolo VII

 
Per un paio di giorni Giovanni se ne stette buono per dare ad Ornella modo di accettare la situazione. Ormai però ogni volta che la vedeva aveva una spontanea erezione e così era arrivato a farsi anche 5-6 seghe al giorno per non apparire mai troppo pressante alla donna.
Di solito andava in bagno o nella legnaia ma accadeva anche che si infilasse nel suo bosco e si sfogasse allegramente fra gli alberi.
Se le prime volte era stato prudente ora lo faceva talmente tante volte che iniziava ad abbassare la guardia.
Fu così che il nipote lo scoprì.
“Nonno!” scattò il ragazzo con gli occhi sgranati.
“Ciaaaaaaaaaaaaaaaao” miagolò lui con voce sommessa e la mano a tutta forza sul cazzo che spruzzava sperma sul prato come una fontana.
Il ragazzo lo guardava senza dire nulla ma lui finito di sborrare lo invitò tranquillo ad avvicinarsi “Vieni non avere paura” gli disse con l'uccello ancora al vento.
“Nonno ma cosa fai?”.
Lui gli sorrise “Mi masturbo cosa c'è di male? Perchè tu non lo fai mai?”.
Il ragazzo arrossì.
“Ecco vedi è una cosa naturale. Tutti gli uomini lo fanno ogni tanto specialmente se non hanno una donna accanto. E' l'unica cosa che ci impedisce di impazzire”.
“Ma nonno.... Io....”.
“Tu cosa? Credevi davvero che morta la nonna me lo tagliassi o lo mandassi in letargo”.
“No ma... Insomma è che anche io la sera.... Spesso lo faccio nonno”.
“Si lo so. Anche io lo faccio prima di dormire. Serve a placare i nervi e a dormire sereno”.
Il ragazzo gli sorrise “Nonno sei il primo uomo che non fa sembrare la masturbazione una cosa sporca”.
“Fidati ragazzo non hai nulla da vergognarti anzi se vuoi fattela pure anche tu senza problemi”.
“Ma nonno che dici”.
“Credi non veda che ce l'hai mezzo duro”.
Era tutto rosso “Nonno dai non scherzare”.
“Forza ragazzo mio vinci i tuoi pudori da represso mostrami quanto sei uomo. Ecco guarda, ti aiuto, ti faccio compagnia” e detto fatto si prese il cazzo in mano ancora unto e riprese a menarselo.
Il ragazzo lo fissò titubante ma piano piano più vedeva il cazzo del nonno raddrizzarsi e più prendeva fiducia in se stesso.
Alla fine accettò. Si calò i pantaloni e le mutande ed eccolo spuntare dalla tana il suo grosso bastone già parecchio duro.
“Nonno come facevi a sapere che avevo così voglia” disse mentre se lo segava ben bene.
“Perchè sono un uomo e noi maschi abbiamo sempre voglia. Fidati è normale. Ora dai facciamoci questa bella sborratona. Pensiamo a qualcosa di eccitante che ce la stimoli”.
“A cosa nonno?” chiese Matteo senza fermarsi.
“Pensiamo ad una bella donna con due tettone enormi. Mora, formosa, faccino carino che ci sorride. Vuole che le sborriamo sulle tette”.
“O nonno che bello”.
“Si bellissimo. Dai forza dalle la sborra. Dagliela tutta sulle tettone”.
“Siiii. O siiii. Nonno sborro. Sborro sulle tettte alla biondona”.
“Hai visto che tettone gonfie. Lavala tutta” insisteva il vecchio.
“O siiiiiiii., Sborrooooooooooo! Tieni tettone. Tienila tutta” mugugnava Matteo eiaculando con forza.
Eccitato Giovanni sborrò a sua volta.

Dopo essersi ripuliti il ragazzo lo guardò strano “Non dire alla mamma che mi faccio le seghe ti prego”.
“Stai tranquillo sarà il nostro segreto e anzi quando vuoi farlo vai pure nella legnaia. Nella cassa panca ci sono alcune riviste mie che ti potranno aiutare”.
“E' su quei giornali che hai visto la matura con le tette enormi nonno? Quella che abbiamo immaginato prima?”.
“Si -mentì il vecchio- ci sono parecchie foto di grosse tettone mature. Puoi scegliere quella che ti piace di più. Ma tu ragazzo, dal vero hai mai visto una bella quarantenne con le tette enormi?”.
“Bhe una si ma......”.
“Ma cosa? Non era bella?”.
“Si nonno era bellissima e aveva queste due tette galattiche ma.... Insomma era la mamma capisci”.
“Hai visto tua madre nuda?” chiese il vecchio fingendo indifferenza.
“Si ma non apposta. E' successo che faceva la doccia e l'ho vista ma non con malizia te lo giuro nonno. Stai pur tranquillo che non mi sono segato pensando a lei. Te lo giuro”.
“Non ne ho mai avuto dubbi -annuì Vincendo con un sorriso benevolo- Sei un bravo ragazzo e la mamma è sempre la mamma” mentì il vecchio porco che già aveva capito che il ragazzo gli sarebbe stato più utile di quanto pensava.


Capitolo VIII

Ornella entrò in camera di Giovanni che erano già passate le dieci.
Matteo dormiva sonoramente e la madre certa di non essere scoperta dal figlio aveva preso il coraggio a due mani.
Entrò e trovò il nonno sdraiato sul letto sotto alle coperte. “Qualcosa non va?” chiese lui tranquillamente.
Ornella era tutta rossa in viso e non riusciva a guardarlo in faccia. “Ho preso una decisione”.
“Che decisione?” chiese il vecchio tranquillo e distaccato.
“Ecco io credo.... insomma ho capito che..... non so come dirlo”.
Giovanni le prese una mano e la accarezzò delicatamente, la tirò a sé facendola sedere a bordo del letto “Cara qualunque cosa tu abbia da dirmi non te ne devi vergognare. Siamo in famiglia lo sai”.
Ornella trovò la forza di fissarlo dritto negli occhi “Papà io mi sono resa conto di averti scombussolato la vita. Prima mi sono fatta ospitare con mio figlio caricandoti sulle spalle delle responsabilità che non meriti, poi senza volerlo, il mio corpo.... -si prese i grossi seni fra le mani- queste cose che io mai avrei voluto... Scusami. Ti prego papà perdonami”.
“Non capisco cosa dovrei perdonarti? Sei una bella donna, procace, bellissima che c'è di male”.
“Papà parliamoci chiaro. Ti ho visto... Ti sento. Tu continui a toccarti... Ti fai con la mano.... Te lo tocchi”.
“E ci vedi qualcosa di male?” scattò serio l'uomo.
“SI perchè la colpa è tutta mia. Tu sei senza una donna da tanti altri e io sono tornata a provocarti. Ti ecciti guardandomi, lo sento da come mi fissi. Il tuo sguardo mi trapassa....”.
“Vuoi che smetta di guardarti?” chiese lui.
“No papà voglio che tu la smetta di umiliarti. Sei una brava persona e noi ti vogliamo bene. Non è giusto che tu ti umilii così dovendoti nascondere. Lo so cosa si prova a masturbarsi perchè è l'unica alternativa alla solitudine e non voglio... Non voglio umiliarti”.
Lui abbozzò un sorriso e con uno scatto veloce sollevò il lembo del lenzuolo scoprendosi fino alla vita. Sotto era completamente nudo e il suo cazzo già parecchio eccitato esplode dritto all'aria. Era così lungo che la cappella gonfia e pulsante si muoveva a pochi centimetri dal petto di Ornella.
“Cosa credi possa fare allora. Credi possa dormire in queste condizioni ragazza mia? E' ovvio che appena mi lascerai solo prenderò provvedimenti” e con la mano mimò il gesto della masturbazione.
“Ecco papà è a questo che volevo arrivare. La colpa è mia. Solo mia e non voglio che lo fai ancora con la mano. Non più”.
Prendendo il coraggio con tutta la sua forza Ornella si sfilò di scatto la maglietta di lino rossa che indossava al posto del pigiama. Sotto non aveva nulla e quelle due splendide enormi tettone sesta misura schizzarono al vento con i grossi capezzoli induriti dall'eccitazione e tesi come due chiodi.
Giovanni si sentì colto da tutta la sua repressa voglia di sesso e ne afferrò una come se stesse cogliendo una mela matura.
“Ti piacciono papà?”.
“Sono bellissime, fantastiche. Le più belle che abbia mai visto. Ti faccio male se le tocco forte?”.
“Nooo -disse lei soffocando un gemito di piacere mentre le avide mani del vecchio le cingevano il seno a tutta forza come se stesse mungendo una vacca- toccale, godiele”.
“Mi stai facendo felice” annuì lui.
“Si Giovanni, si caro sii felice” disse Ornella e senza ulteriori indugi gli mise una mano su quel lungo uccello e iniziò a masturbarlo.
“O ma sei bravissima.... Si sei davvero brava”.
“Godi.... Sfogati.... Prenditi i tuoi giusti piaceri” annuiva lei mentre le mani dell'uomo la strizzavano sempre più forte sul seno eccitandola e la sua mano correva senza sosta lungo il suo uccellone infuocato.
Presa in mano la situazione il nonno la attirò di più a se e le infilò una mano tra le gambe tastando con piacere quella gattona pelosa tutta umida “Tesoro anche tu hai bisogno di farlo, lo sento”.
Lei era così presa a segarlo che non disse nulla e così, chi tace acconsente, Giovanni le infilò due dita nella gnocca dalle grandi labbra sporgenti e prese a sgrillettarla a tutta forza.
“O Giovanni mi fai venire”.
“Si cara veniamo, veniamo assieme” la spingeva lui.
Aveva una gran voglia di sdraiarla al suo fianco e infilarle dentro tutto quel bastone di carne turgido ma sapeva che lei non avrebbe osato così tanto.
Così delicatamente la fece sdraiare con quelle grosse bocce accanto al suo uccello “Che fai papà?”.
“Ti prego fammi venire tra i tuoi seni. Fammi sentire il tuo calore”.
“Giovanni sei uguale a tuo figlio lo sai... Anche lui voleva farlo” ammise Ornella.
“Per forza ragazza mia hai un seno fantastico. Ti adoro.... Ti adoro” annuì il vecchio ormai al culmine e così la donna si afferrò le grosse bocce e glielo fece infilare proprio nel suo abbondante solco.
Muovendo meccanicamente le tetttone su e giù Ornella si esibì in una perfetta spagnola.
“Ti piace?” chiese con la sua vocina soffocata.
“E' fantasticoooooooooo” balbettò il vecchio e con un lungo colpo di reni eruttò tutta la sborra che aveva in corpo.
Ornella accolse senza smettere di masturbarlo tutto il seme che le schizzò sul viso, sul collo e naturalmente sul seno quindi quando capì di averlo del tutto svuotato si chinò piano piano verso di lui.
“Che fai...?” le chiese il vecchio.
“A mio marito piaceva molto se dopo la sborrata glielo pulivo con la lingua. Scusami lo stavo facendo senza pensarci” e subito si ritrasse.
“Tesoro che hai?”.
“Mi starai scambiando per una troia. Una che lo prende in bocca con tanta facilità. Scusami”.
Lui la accarezzò sui capelli con affetto “Ornella tesoro non c'è nulla di più bello che infilare il proprio oggetto di piacere in una stupenda bocca calda. L'unica cosa è che non avrei mai osato chiedertelo”.
“Non mi giudichi una troia?” chiese lei quasi piangendo.
“Assolutamente no tesoro mio. Mi stai facendo tornare giovane e te ne sarà sempre grato”.
“Ti voglio bene” disse Ornella e con decisione spalancò la bocca e gli inghiottì il cazzo.

Era così brava a fare pompini che a Giovanni tornò di colpo duro e aggrappato a quelle tettone mentre si studiava per bene la sua gatta pelosa che aveva tra le gambe trovò la forza per eiaculare un altra volta.
Ornella non ebbe alcun sussulto ne esitazione. Lieta del piacere che stava donando al nonno si sforzò di ingoiare tutto lo sperma anche a costo di soffocare.


Con lo sperma che ancora le colava dalla bocca, il seno tutto imburrato e appiccicoso raccolse i suoi vestiti in grembo e ancheggiando il culo bianco latte quieta quieta si avvicinò alla porta “Buonanotte papà” disse prima di spegnere la luce.
“Buonanotte cara” disse lui tranquillo.
Stava già uscendo ma esitava a dirlo. Si schiarì la gola che ancora sentiva insaporita dallo sperma del vecchio. Anche la sua vulva era bagnata perchè pur avendo finto indifferenza era a sua volta venuta fra le dita abili del vecchio. Anche a lei era piaciuto più di quanto osasse ammettere.
“Ci vediamo domani sera” disse quasi sussurrando per la vergogna.
“Non vedo l'ora tesoro mio. Non vedo l'ora” mormorò il vecchio e tranquillo si sdraiò appagato crollando in un sonno profondo.


Capitolo IX 

E così da quella sera, con grande discrezione Ornella attendeva che il figlio prendesse sonno e poi andava a fare il “massaggio” al nonno.
Chiamarlo così glielo faceva sentire meno sporco. Pur conscia che di fatto stava facendo una sega alla spagnola al vecchio si giustificava davanti al suo amor proprio considerandola poco più che una gentilezza dovuta a un povero anziano solo e triste.
Lui sapeva bene che Ornella non era di quelle tipe tutte esibizioniste e facili. Doveva andarci cauto o la donna si sarebbe immancabilmente ritratta e il gioco sarebbe finito prima di iniziare. Mail le avrebbe preso la testa a forza per cacciarglielo tutto in bocca, mai l'avrebbe presa a forza piazzandoglielo nel culo con un solo colpo come faceva un tempo con sua moglie.
Ornella era come una cipolla e i vari strati dovevano essere tolti delicatamente, uno per volta.
Certo, oltre a quelle abbondanti tette su cui continuava a sborrare con gusto e soddisfazione già aveva bene in mente quella ficona pelosa che la donna nascondeva tra le cosce. Certo Giovanni moriva dalla voglia di sbatterglielo dentro, di infilarlo tutto fino ai coglioni pompando fino a sfondarla ma si tratteneva....
“Dai tempo al tempo” si diceva e così teneva ferme le mani e restava buono a godersi le grosse mammelle della donna che gli accarezzavano calde il cazzo in tiro.
“Ci sei quasi papà?” chiedeva lei timida forzando un sorriso mentre tutta sudaticcia muoveva quelle due perone a tutto ritmo.
“Tranquilla cara ho quasi finito” rispondeva lui mantenendo la calma più assoluta. In realtà aveva una voglia di urlare a tutta voce “Sborroooooooo. Si troia sborroooooo! Ti vengo sulle tettone, ti lavo tutta bella porcona....” ma lo poteva solo fare nella sua mente.
Così sforzandosi di restare tranquillo sgranava gli occhi, gemeva soffocato e le sussurrava “Ecco cara.... Ci siamo. Siiii eccola.....” e spruzzava come un indrante. Ornella chiudeva gli occhi per non ricevere lo sperma direttamente sulle pupille ma per il resto continuava buona ed obbediente a muovergli l'asta fra i suoi seni.
“Tutto fatto papà?” chiedeva lei quando sentiva che il vecchio si era svuotato per bene. Lui le avrebbe volentieri detto “Sono appena all'inizio, girati a novanta che ora iniziamo a fottere sul serio” ma sapeva di non poterlo dire. Non ad una donna come lei. Così si limitava ad abbozzare un bel sorriso rassicurante, le faceva una carezza sui capelli e le sussurrava “Grazie”.
Lei sorrideva, si alzava dal letto compiendo quasi una mezza riverenza e spariva. Era il momento più bello. Quello che Giovanni chiamava la camminata di Ornella. Tutta nuda a parte le mutandine nere di pizzo che nascondevano ben poco, con quei popponi ciondolanti, quel bel culone immenso il tutto a dondolare sotto ai suoi passi.
Meglio che guardare un film porno.
Quando la passerella terminava e la donna spariva oltre la soglia Giovanni aveva di nuovo il cazzo duro...
Triste destino per lui ma dopo la spagnola della nuora che avrebbe dovuto placarlo si ritrovava a farsene almeno altre due per sbollire davvero dai suoi istinti di scopatore incallito.
 

To Be Continued.......... 

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