mercoledì 17 luglio 2013

[INCESTO] - A Riccione con Mamma

A Riccione con mamma

Giugno 1971
Il dottore dopo avermi visitato, disse ai miei che avevo bisogno di sole e mare. Aggiunse che non era niente di grave, ma che un paio di settimane al mare, mi avrebbero solo giovato. Non navigavamo nell’oro sapevo che sarebbe costato molti sacrifici ai miei genitori farmi trascorrere una quindicina di giorni in una località balneare. Per fortuna mio padre aveva un cugino che lavorava in una agenzia di viaggio. Il cugino di mio padre trovò un piccolo albergo a Riccione eravamo in bassa stagione la spesa non sarebbe stata eccessiva. Pensione completa colazione, pranzo e cena. Come extra, c’erano le bevande. Pagò tutto all’agenzia. Dovevamo trovarci in albergo a mezzogiorno del sabato.
Quando la proprietaria dell’albergo ci vide, disse che l’agenzia gli aveva parlato di una donna e un ragazzino e non di una famiglia completa. Mio padre rispose che si sarebbe fermato solo per una notte sarebbe ripartito la domenica pomeriggio. Dovremo aggiungere un lettino nella camera che pagherete a parte. Disse la signora. Quando fummo in camera, mia madre sembrava seccata. Vuoi vedere che pagheremo di più come extra rispetto a quello che abbiamo già pagato? Mio padre la tranquillizzò dicendogli che il giorno dopo avrebbe fatto togliere il lettino e che io avrei dormito con mamma. Nel 1971, avevo quattordici anni e mia madre trentatré. La camera era piccola ma confortevole c’era tutto il bagno con doccia. Un armadio, il comò, il letto matrimoniale e un balconcino che dava sulla strada. Mentre eravamo lì, aggiunsero il lettino. Per andare in spiaggia dovevamo attraversare la strada non era distante. Ci andammo per noleggiare l’ombrellone e due lettini. Altra batosta disse sempre mamma. La sera dopo cena, facemmo un giro per Riccione a me piaceva sapeva di vita. Quando tornammo in camera, crollai ero stanchissimo. 
- Mi raccomando tieni d’occhio Franco non lasciarlo mai solo in acqua.
Fui svegliato dai bisbigli di mio padre e mia madre.
- Non temere gli starò appiccicata non lo mollerò un attimo. 
- E anche tu fa la brava.
- Cosa vuoi dire non capisco?
- Che al mare le tentazioni sono tante.
- Ti ho mai dato modo di dubitare della mia persona?
- No lo so che mi posso fidare, ma non siamo mai stati tanto tempo lontani.
- Ho altro a cui pensare e poi non dimenticare che con me c’è Franco che è più geloso di te.
- Facciamo l’amore?
- Sì, ma pian pianino non vorrei che si svegliasse Franco.
Non mi persi un solo gemito della loro chiavata. Venni negli slip senza toccarmi. Il giorno dopo appena finito di pranzare, mio padre partì. E noi andammoin spiaggia. Come in albergo anche sulla spiaggia, la maggioranza dei villeggianti era formata da tedeschi e francesi. 
C’erano molte donne a seno nudo anche quelle di una certa età che avrebbero fatto meglio a coprirsi con uno scafandro da palombaro. Mia madre indossava un due pezzi nero ed era più appendibile di quelle in topless. Anche il vicino d’ombrellone la pensava come me da come la guardava. L’avevo già notato nella sala da pranzo del nostro albergo era seduto al tavolo di fronte al nostro e per tutta la durata del pranzo, non aveva staccato gli occhi da dosso a mamma. Era un bell’uomo dall’apparente età di cinquanta e forse più. Si presentò a mia madre disse di chiamarsi Gustavo. Dalla “R” moscia, capì che era francese. Chiese di mio padre mamma gli disse che era partito. Il suo sguardo s’illuminò. Erano trascorsi solo cinque minuti e quella presenza già mi stava sul cazzo. Non la pensava così mia madre che si mostrava affabile e disponibile al dialogo. 
-Andiamo a fare il bagno?
Dissi a mia madre tirando calci alla sabbia seccato.
- Vacci tu tesoro e non allontanarti mi raccomando.
Gli stavo per dire papà non vuole che vada da solo, ma non lo feci altrimenti avrebbe capito che la notte ero sveglio. Mi avviai verso il mare, mi sedetti sul bagnasciuga e facevo degli strani disegni con un dito che la risacca portava via. Girai la testa nella loro direzione, erano seduti sullo stesso lettino. Anche se stavano solo parlando, per me quelle erano già corna perché era venuta meno alle promesse fatte a mio padre. Finalmente arrivò era raggiante.
- Dai facciamo il bagno.
Mi disse con euforia come se avesse vinto la lotteria Italia. Facemmo il bagno in modo gioioso tirandoci l’acqua addosso. quando uscimmo dall’acqua, lei corse verso l’ombrellone ancheggiando tutta come una ragazzina smorfiosa lo faceva per farsi notare da Gustavo che era in piedi e fumava.
- Com’è l’acqua?
Chiese il francese in un buon italiano. 
- Calda e pulita vada a fare il bagno.
Rispose mia madre asciugandosi.
- Ci andrò dopo.
Mamma, si sdraiò sul lettino a pancia sotto sganciò il reggipetto e abbasso le spalline per non far venire i segni del costume. Gustavo era sempre lì e la guardava indossava un costume a slip blu con dei laccetti bianchi sul davanti. La sagoma del cazzo duro era ben visibile. Dopo una decina di minuti, mamma si girò tenendo il braccio attorno al seno per non far cadere il reggipetto. Chiuse gli occhi e si fece baciare dal sole. Mi annoiavo terribilmente non avevo niente da fare. C’erano ragazzi della mia età, ma erano tutti stranieri chi li capiva. Presi la spallina del reggiseno e la tirai scoprendo quelle magnifiche tette che mamma coprì all’istante con entrambe le braccia.
- Franco non fare lo scemo ridarmi il reggiseno.
Mi allontani di qualche metro con il reggipetto in mano e lo facevo oscillare.
- Dai vieni a prenderlo.
Si alzò sempre con le braccia avvolte al seno. Fece la finta di rincorrermi scappai. Gustavo gli stava parlando a un certo punto, la vidi che si sdraiò sul lettino e tolse le braccia mostrando il seno al quel francese del cazzo. Tornai e gli buttai l’indumento.
- Tieni rimettilo.
- Puoi tenerlo non mi serve più.
Nel dire questo guardò Gustavo e gli sorrise. Era stato lui a convincerla a non indossarlo chi sa che cazzo gli aveva detto. Sta di fatto che mia madre sembrava rincoglionita quello stronzo, la stava plagiando. 
- Mi fa compagnia vorrei fare il bagno.
- Volentieri però metto il reggiseno.
- Ma no sta bene così lasci stare.
- Ok tu stai qui, sei già stato troppo in acqua.
Mi disse quella stronza allontanandosi con quella faccia da culo di francese. Gustavo fece una corsa e si tuffò lo stile era impaccabile e non poteva essere diversamente vista la prestanza fisica. Mia madre entrò in acqua un passo alla volta teneva le braccia rigide e i pugni serrati. Lui iniziò a bagnarla lei, si coprì il viso e si voltò dandogli le spalle. Faceva la smorfiosa, la mia mammina finalmente s’immerse calandosi fino al collo. Anche lui si abbassò erano terribilmente vicini uno di fronte all’altra. Gustavo, tentò di baciarla, ma lei si sottrasse. “Brava mamma”. Dissi tra me ma lo stronzo tornò alla carica e stavolta, raggiunse lo scopo baciandola sulle labbra, un bacio breve furtivo. Mio padre era ancora per strada che tornava casa, e lei già gli stava mettendo le corna non aveva perso tempo. 
“Vedi Franco non è questione di tempo a volte stai con una persona per anni e non succede mai niente altre non appena vedi un tipo scatta la scintilla che ti fa cedere.” Questo mi disse mia madre un paio di giorni dopo. 
La sera finiti di cenare, uscimmo per fare un giro. Ovviamente con noi c’era Gustavo. Prendemmo un gelato e dopo andammo sulla spiaggia. C’era un meticcio di volpino tentai di avvicinarmi, ma lui scappò oltre una duna di sabbia. Lo rincorsi il cane era molto più veloce di me. Dopo un centinaio di metri, mi accasciai sulla sabbia esausto restai lì una decina di minuti forse più poi tornai sui miei passi dei due piccioncini non vi era traccia. Mi misi a cercarli. Incrociai una coppia di fidanzati, mi guardarono e si misero a ridere. Che cazzo avranno da ridere pensai. Ero nei pressi delle cabine lì vidi. Gustavo stava ciucciando il seno di mia madre che a sua volta lo stava segando. 
A un certo punto, lui gli mise le mani sulle spalle e la spinse verso il basso. Mamma si accovacciò tenendosi per mano con il francese, iniziò a sbocchinarlo. Il cazzo mi venne duro all’istante. Capì che stava per eiaculare quando gli mise le mani sulla testa fermando il movimento del collo. Gli venne in bocca. Mamma si alzò, gli diede le spalle, e sputò la sborra. Le palle, mi dolevano dalla gran voglia che mi era venuta. Tornai in dietro e mi misi a chiamare mia madre vennero fuori.
- Mamma sono stanco voglio tornare in albergo.
- Certo tesoro anch’io sono stanca.
Per forza la troia aveva lavorato di bocca. Quando fummo in camera, lei andò subito in bagno io, mi spogliai e in slip mi sdraiai sopra le lenzuola. Aggiustai il cazzo nelle mutande in modo che si vedesse bene. Mamma uscì, indossava una sottoveste corta di seta bianca che metteva in risalto la sua carnagione ambrata. Infatti mamma non aveva bisogno di abbronzarsi, era già di per se scura di pelle. 
- Vatti a sciacquare un po’ i piedi sono sporchi di sabbia. 
Mi disse sdraiandosi al mio fianco l’alito sapeva di dentifricio, si era lavata i denti.
- Lo faccio domattina ora sono stanco.
Prese il libro dal comodino e si mise a leggere.
- Ho la sabbia anche negli slip li tolgo.
Lo feci per davvero il mio cazzo si ergeva maestoso.
- A te il sole ti ha dato alla testa copriti subito! 
Per un istante, il suo sguardo cadde sulla mia mazza e questo mi fece arrapare maggiormente. 
Di certo era eccitata non dalla visione del mio cazzo, ma da quello che aveva fatto con il francese. Scappellai la verga con la mano sinistra mentre con l’atra fingevo di rimuovere una fantomatica sabbia.
- La smetti di toccarti?
Si girò dall’altra parte e posò il libro. Aveva il culo appoppa e gli si vedevano le mutandine nere. Cominciai a masturbarmi. Lei girò la testa e mi guardò.
- Per favore finiscila, ma cosa ti è preso stasera.
Il tono della sua voce era arrendevole di una che sta per cedere.
- Va in bagno se proprio lo devi fare.
- A letto sono più comodo.
- Prendi della carta igienica se no sporchi le lenzuola.
Si mise supina e incrociò le gambe. Ora mi guardava con insistenza mentre me lo menavo.
- Come mai hai tutta sta voglia.
Mi chiese con voce languida. 
- Ti ho vista mentre facevi il bocchino al francese.
- Santo cielo!
Esclamò. Si alzò e andò in bagno senza chiudere la porta. La seguì, era seduta sulla tazza con il viso tra le mani, mi posi di fronte.
- Lo dirai a tuo padre?
- Non lo so.
Mi prese il cazzo in mano.
- Hai un bel cazzo, più grosso di tuo padre.
Tentava di arruffianarmi con le lusinghe.
- Non dire niente e non te ne pentirai.
Me lo prese in bocca tutto fino alla radice.
- Ohhh... mamma.
Lo sfilò e si passò la lingua sulle labbra.
- Andiamo sul letto.
Disse alzandosi. Mentre mi sdraiavo lei si tolse la sottoveste. Era uno schianto. Tornò a prenderlo in mano e strofinava la cappella sui capezzoli. Mi sembrava di avere la febbre sudavo freddo. 
- Ti piace bello di mamma.
- Ahhh... sì... sì...
Non ce la feci più gli sborrai sulle tette. La corsi impreparata non se l’aspettava.
- Mamma mia quanta sborra.
Disse e la spalmò con la mano e poi se la leccò.
Si rimise la sottoveste senza lavarsi.
- Adesso vado da Gustavo, ma non temere, la mamma in questi giorni penserà anche a te, sta tranquillo.
Mi diede un bacio sulle labbra e uscì. Mi addormentai soddisfatto con un pensiero nella testa quello di chiavarla tutti i giorni della nostra permanenza a Riccione.

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