Valentina ed io avevamo sempre organizzato da soli le nostre vacanze. Quell'estate, per la prima volta, decidemmo di accompagnarci ad un'altra coppia, con la quale eravamo in rapporti di amicizia da molti anni.
L'idea, a dire il vero, fu tutta di Valentina. Aveva discusso a lungo con la sua amica Arianna della possibilità di trascorrere almeno una settimana di sole e relax, e quando mi mise al corrente del progetto era praticamente ormai tutto deciso. Non che avessi obiezioni da fare: provavo una grande simpatia sia per Arianna che per il suo fidanzato, Matteo, ed ero certo che tutti quanti insieme ci saremmo divertiti molto.
Nei giorni che precedettero la partenza ci adoperammo affinché tutto fosse organizzato alla perfezione e nessun dettaglio venisse trascurato. Mi occupai personalmente di affittare per la durata del nostro soggiorno, (una settimana) un piccolo appartamento in una rinomata località balneare, a pochissimi metri dal mare. Ero riuscito a scovare un piccolo affare, e benché non si potesse certo parlare di "prezzo stracciato", era comunque molto soddisfatto.
Tutto era pronto e Valentina ed io cominciavamo ad essere impazienti. Non vedevamo l'ora di partire e abbandonare così, per qualche giorno, la routine quotidiana in cambio di momenti di puro svago.
Ma il giorno prima della partenza si verificò un imprevisto.
2
Quando Matteo mi chiamò, il mio primo pensiero fu che volesse spostare l'ora della partenza di qualche minuto. Non era mai stato quel che si direbbe “un tipo mattiniero”.
Considerato che eravamo in quattro, sarebbe stato sciocco e inutilmente dispendioso prendere due macchine, così eravamo d'accordo che lo sarei passato a prendere per andare tutti con la mia.
“Non vorrai spostare l'orario”, esordii appena alzato il telefono. “Le sette di mattina sono già un orario poco prudente. Se partiamo più tardi, poi finiamo imbottigliati nel traffico...”
“No, non si tratta di questo” mi interruppe lui. “Passami pure a prendere all'ora stabilita. Una volta tanto cercherò di alzarmi presto”.
“Di cosa si tratta, allora?”
Valentina intanto, che mi gironzolava intorno mentre parlavo al telefono, mi fece segno di mettere il vivavoce. L'accontentai.
“Sei in vivavoce, Matteo”, dissi. “Qui con me c'è anche Valentina. Allora, dicevi? Di cosa si tratta?”
“Ah, ciao Valentina. Dicevo, l'inconveniente non riguarda l'orario, ma un mio amico. Hai presente Ettore?”
Ce l'avevo presente. Era un tipo che in realtà conoscevo molto poco, ma verso il quale non provavo alcuna simpatia. Le rare volte in cui ero stato costretto a parlarci, tra noi erano sempre scoccate piccole scintille di ostilità.
“Sì, e allora?”
“Ecco... proprio oggi è venuto a casa mia. Sai, anche lui stava organizzando un viaggio con la sua fidanzata... ma lei lo ha mollato”.
“Oh, quanto mi dispiace!” commentai sarcastico. Valentina, per nulla divertita dalla mia reazione, mi tirò una leggera gomitata. “Comunque non vedo cosa c'entri tutto questo con la nostra vacanza”.
“Ettore è molto giù di morale e non mi piace l'idea che se ne resti chiuso in casa a tormentarsi. Quando ha saputo che noi partiamo proprio domani, ha fatto un sorriso triste e ha detto che gli sarebbe piaciuto molto poter venire con noi...”
“Tu gli hai detto di no, vero?” esclamai, rimediando una brutta occhiata da parte di Valentina. Me ne fregai, perché mi stavo arrabbiando. “Gli hai detto che poteva anche toglierselo dalla testa, vero?”
Matteo fece un respiro profondo. “No”, ammise. “Gli ho detto che se voleva, poteva venire con noi”.
“Ma sei impazzito? Questa era la nostra vacanza! Cosa c'entra lui?”
“Scusami, ma cosa dovevo dirgli? Era così giù di morale! La sua ragazza lo ha scaricato poco prima di partire per le vacanze ed io dovevo mostrarmi duro con lui? E poi che problema c'è? In macchina ci stiamo bene anche in cinque, e nell'appartamento c'è una stanza da letto in più! Non vedo dove sia il problema...”
“Il problema è che dovevamo essere solo noi quattro, e invece avremo questo tizio tra le scatole...”
“Se non ti sta simpatico, puoi evitare di parlarci. E poi mi ha assicurato che passerà la maggior parte del tempo in spiaggia a cercare di abbordare qualche tipa, e che non sarà un peso per noi. Ci lascerà organizzare le serate per conto nostro”.
“Non sono d'accordo”, dissi.
“Allora chiamalo e faglielo sapere. Io ormai gli ho detto che può venire e non ho intenzione di rimangiarmi la parola. Anche Arianna è d'accordo ed è certa che non sarà invadente”.
Stavo per replicare di nuovo quando intervenne Valentina.
“Non preoccuparti, Matteo”, disse la mia fidanzata, guardandomi storto. “Ettore può venire. Non c'è nessun problema. Il mio ragazzo si sta comportando da stronzo, ma vedrai che la cosa non rappresenterà un problema neanche per lui”.
Mi arresi sospirando.
“Fate come volete”, dissi.
“Bene”, rispose Matteo. Dalla voce si capiva quanto fosse sollevato. “Allora passaci a prendere domani. Ettore verrà a fare colazione da me, poi partiremo tutti insieme”.
Quando riposi il telefono, Valentina mi aggredì:
“E' così che ti comporti quando c'è un amico in difficoltà? Fregandotene e facendo lo stronzo?”
“Ettore non è mio amico”, precisai. “Anzi, direi che mi sta sui coglioni”.
“Sei proprio uno stronzo! Ti piacerebbe se, in un momento di difficoltà, nessuno fosse disposto ad aiutarti e ad offrirti la sua compagnia?”
Pensai di replicare, ma mi accorsi che la discussione non avrebbe portato a nulla, se non a lunghissime litigate. Quindi lasciai perdere e cercai di sbollire in solitudine la rabbia.
3
La mattina seguente, dopo esserci preparati, Valentina ed io passammo a casa di Matteo. Ci stavano aspettando già fuori dalla porta con tutti i loro bagagli.
Non appena vidi Ettore, sentii un moto di rabbia nascermi dentro. Lo soffocai a fatica.
Quello stronzo non aveva affatto la faccia di uno che era stato appena mollato. Sembrava anzi più che sereno, allegro e pronto all'avventura.
Lo salutai con un sorriso forzato.
Valentina, per stare vicina alla sua amica, prese posto dietro. Si trovava quindi al centro tra Arianna ed Ettore. Al mio fianco si sistemò invece Matteo.
Pochi minuti dopo eravamo in viaggio.
Per un po' nessuno parlò e l'abitacolo della macchina restò come avvolto da un silenzio imbarazzato. C'era qualcuno di troppo, senza dubbio.
Fu proprio Ettore a rompere il silenzio, rivolgendosi a me:
“Se vai così piano, per ora che siamo arrivati è inverno!”
Risero tutti, mentre io mi morsi le labbra per evitare una rispostaccia. Era solo una battuta, certo. Ma avrebbe fatto meglio a risparmiarsela. Mi limitai a rivolgergli un sorrisetto e lasciai perdere.
Per tutto il viaggio, Ettore continuò a elargire stupide battute che, per qualche strana ragione, sembravano mandare in visibilio tutti i presenti.
Faceva il buffone, ma a nessuno dava fastidio. Anzi.
In città Ettore aveva fama di essere un grande rubacuori, e sapevo che quel tipo ironia, per quanto povera fosse la sua, era una tecnica per abbordare prede di sesso femminile.
Ma qua, mio caro, non c'è nessuna preda da abbordare, pensai. Le ragazze che si trovano in questa macchina sono entrambe fidanzate. Perciò smettila di fare il pagliaccio e riserva le tue stronzate per le sconosciute che troverai in spiaggia.
Naturalmente non dissi niente.
4
L'appartamento che avevamo affittato era pulito e spazioso. Lo scoprii molto meglio di quanto mi fossi aspettato. Prima che potessi esprimere a voce la mia soddisfazione, Ettore, con tono baldanzoso e strafottente, commentò:
“Certo che potevi trovare qualcosa di meglio! Porti la tua ragazza in vacanza solo una volta all'anno, e per l'occasione potevi spendere qualcosina in più!”
Risero tutti, di nuovo. Io mi trattenni con grande sforzo dal tirargli un pugno in faccia.
“A me sembra perfetto” risposi con tono pacato. “Dobbiamo starci solo una settimana. E poi, anche se l'ho scelto io, tutti gli altri erano d'accordo. A proposito, dato che ci dormirai anche tu, dovresti pagare la tua parte...”
Ma nessuno mi stava ascoltando.
Sistemati tutti i nostri bagagli, ci riposammo un po' e a pomeriggio inoltrato ci avviammo alla spiaggia.
Valentina era un vero schianto nel suo bikini rosa. Le sue enormi tette sembravano voler fuoriuscire e implorare di essere succhiate e leccate per ore. Quando arrivammo, i presenti non ebbero occhi che per lei, trascurando persino Arianna che pure, nel suo costumino, faceva anche lei una gran bella figura.
Ero molto geloso. Avrei voluto impedire a quegli sguardi vogliosi di raggiungere il corpo della mia fidanzata, di soffermarsi libidinosi nel profondo solco tra i seni, ma naturalmente erano conseguenze che dovevo accettare.
Non potevo mettermi a fare scenate con quasi tutti i bagnanti!
Mentre ci godevamo il clima piacevole, riflettei che la promessa di Ettore di starsene per conto suo sarebbe stata, almeno per quel giorno, disattesa. Non sembrava proprio aver intenzione di staccarsi da noi e andarsi a cercare altrove un po' di divertimento. Ma se l'avessi fatto notare agli altri, sarei certo passato per stronzo. Meglio tacere, per l'ennesima volta.
Matteo cominciò a parlare con me del suo lavoro. Nel frattempo, Ettore discuteva con Arianna e Valentina. Anche se ci trovavamo a pochissima distanza, non riuscivo a percepire le sue parole. Il tono della sua voce era basso, e poi avevo Matteo che parlottava fittamente praticamente contro il mio orecchio. Vedevo soltanto la mia ragazza e la sua amica ridere a intervalli di pochi minuti, apparentemente molto divertite. Ettore stava facendo il buffone di nuovo, senza dubbio.
Notai anche, con profondo dispetto, come lo stronzo lanciasse occhiate dapprima furtive, poi sempre più insistite, alle gambe di Arianna e (naturalmente...) alle tette di Valentina. Certo, era difficile per un individuo eterosessuale di sesso maschile non soffermarsi su quelle bocce stratosferiche, ma non considerava il fatto che io mi trovassi così vicino? Non temeva che me ne accorgessi? Oppure, molto semplicemente, se ne fregava?
Poi notai che lo sguardo di Ettore si incontrò con quello di Valentina. Il porco le aveva appena fissato le tette per una decina buona di secondi, senza alcun pudore, e la mia fidanzata se ne era accorta. Quando però i loro occhi si incontrarono, Valentina non mostrò alcuna traccia di disappunto. Anzi sorrise arrossendo leggermente.
Sudore freddo affiorò alla mia pelle.
Doveva essere la nostra vacanza, pensai, ormai del tutto indifferente a quanto stava dicendo Matteo. Doveva essere la nostra vacanza e questo bastardo la sta rovinando.
La nostra vacanza, che presto per me si sarebbe trasformata in un incubo.
5
Non successe niente di particolare per il resto della serata. Cenammo in una pizzeria sulla spiaggia e passammo la serata in diversi locali. Naturalmente tenevo d'occhio Ettore, e non mi sfuggivano i suoi continui e insistiti sguardi a Valentina.
Ma se a me indispettivano, a lei facevano evidentemente piacere.
Con la sola eccezione del sottoscritto, che continuava a rimuginare pensieri spiacevoli, il clima tra il gruppo era più che disteso. C'era tra tutti una grande affinità, e sembrava anzi che “quello di troppo” fossi proprio io.
Quando la sera ci coricammo, avvertii una stanchezza incredibile, che giustificai con il fatto di aver guidato a lungo. Tuttavia il corpo della mia fidanzata avrebbe risvegliato un morto, così cominciai ad accarezzarla desideroso di fare all'amore.
“Sei bellissima”, sussurrai cominciando a baciarla sul collo.
Lei mi respinse con dolcezza ma anche con decisione.
“Perdonami” mi disse “ma stasera non mi va di fare all'amore. Non mi sento molto bene”. Lo disse a voce alta, tanto che temetti (anzi, ne fui sicuro) che dalla stanza vicina chiunque potesse udirci. E nella stanza vicina c'era proprio Ettore; Matteo e Arianna si erano sistemati nella camera da letto che si trovava dall'altra parte dell'appartamento.
Ero sorpreso e deluso. Chiusi gli occhi e attesi il sonno... Ma col sonno arrivò anche un sogno sconvolgente. C'era una spiaggia al tramonto, una spiaggia deserta. Sdraiato sulla sabbia, Ettore si faceva cavalcare da Valentina. Vedevo le tette molleggiare e il porco affondarci la testa. La mia fidanzata godeva, la testa reclinata all'indietro, lo sguardo al cielo... poi la vedevo gattoni, e il bastardo che la prendeva da dietro palpandole le tettone...
Mi svegliai soffocando un grido. Per un attimo ebbi la certezza di trovarmi da solo. Parte dell'angoscia si dileguò quando vidi Valentina al mio fianco. Dormiva profondamente, il suo respiro era regolare e l'espressione sul volto indicava una grande serenità.
Un sogno, mi dissi, è stato solo un brutto sogno.
Ma oltre ad angustiarmi, il sogno aveva sortito su di me anche un altro effetto, e la mia erezione ne era la prova. Ero sorpreso e confuso. Come poteva avermi eccitato quella sconvolgente visione? Davvero una parte di me poteva trarre in qualche modo piacere da una scena del genere? Ero incredulo, ma il gonfiore nelle mie mutande non accennava a diminuire. Così in silenzio, ben attento a non svegliare Valentina, mi presi il cazzo in mano e mi feci una sega. Sborrai quasi subito, tanto ero eccitato, poi mi alzai ed andai in bagno a lavarmi.
Dopo essermi rinfrescato, udii dei rumori provenire dalla camera da letto di Matteo e Arianna. Non mi ci volle molto a capire che i due stavano scopando. Ero contento per loro e in parte li invidiavo.
Stavo per rientrare in camera quando udii dei passi alle mie spalle.
Mi voltai.
Era Ettore.
“Ciao” mi salutò. “Ancora sveglio? Io mi sono alzato per andare a bere un bicchiere d'acqua. Mi sa che stasera ti è andata male, vero? Nottata in bianco?”
Il suo tono era strafottente.
“E tu che ne sai?” ribattei.
“Non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che ha detto la tua ragazza quando siete andati a letto. Queste pareti sono sottili, ed io mi trovo proprio nella stanza accanto... Sei andato in bianco, eh? Non te l'ha data la bella Valentina? Su, non te la prendere... vedrai che la prossima volta andrà meglio. Altrimenti, c'è sempre la cara e vecchia mano, no?”
In un certo senso aveva ragione: poco prima mi ero infatti sparato una sega.
Ma come faceva questo stronzo a ispirare tanta simpatia agli altri? Meritava solo di essere preso a calci in culo dalla mattina alla sera.
Decisi di contrattaccare verbalmente.
“Ho saputo che sei stato mollato dalla tua ragazza”, dissi sperando di ferirlo nell'orgoglio.
Lui sorrise.
“Era solo una delle tante”, rispose. “Il mondo è pieno di belle ragazze. L'importante è non perdere l'istinto del predatore. E io non l'ho certo perso”.
Poi, senza aggiungere altro – senza neanche salutarmi – mi girò le spalle ed entrò nella sua stanza.
Anche in quel brevissimo duello verbale ero stato sconfitto. Mi ritirai in camera e mi sdraiai sul letto accanto a Valentina. Poco dopo arrivò il sonno, questa volta – grazie a Dio – senza sogni.
A svegliarmi fu la voce di Matteo. Quando aprii gli occhi la stanza era illuminata dalla luce del sole.
“Sto preparando il caffè”, disse il mio amico, la testa che faceva capolino dalla porta. “Ne vuoi un po'?”
“Certo”, borbottai alzandomi a sedere. Con un tuffo al cuore, mi accorsi che Valentina non era al mio fianco. “Dov'è la mia ragazza?” domandai.
“In spiaggia. Lei e Arianna sono uscite presto, stamattina. Volevano godersi la bella giornata... io ho preferito dormire un altro po' e aspettare che ti alzassi anche tu per poi raggiungerle insieme”.
“Ettore, invece?” domandai colto da un improvviso sospetto. “Sta ancora dormendo?”
“No” rispose Matteo. “Anche lui è già uscito. Ha detto che andava a caccia di belle ragazze in spiaggia”.
La faccenda non mi piaceva per niente. Ero quasi sicuro che Ettore non si fosse allontanato affatto da Valentina e Arianna, ma che anzi fosse in spiaggia con loro... a mangiarsele con gli occhi.
Come faceva Matteo ad essere così tranquillo? Non si era accorto di quanto Ettore fosse arrapato? Pensai di domandarglielo, poi cambiai idea: mi avrebbe sicuramente dato del paranoico. Inoltre Ettore era suo amico. Probabilmente si fidava di lui.
Dopo il caffè, mi infilai il costume ed andammo in spiaggia.
Una volta giunti sul posto, i miei timori aumentarono. Trovammo Arianna seduta sotto un ombrellone intenta a leggere un libro. Da sola.
“Dove sono Valentina ed Ettore?” domandai immediatamente, incapace di nascondere il mio nervosismo.
Arianna alzò gli occhi dal libro, mi guardò e scrollò le spalle.
“A fare una passeggiata”, rispose. “Sono andati in quella direzione. Io non avevo voglia di camminare”. Dopodiché tornò a immergersi nella lettura.
Sudavo freddo nonostante il sole accecante. Cosa dovevo fare? Andare a cercarli? Aspettarli? Continuare a tormentarmi con le mie paranoie?
Non ci fu bisogno di decidere. Mi sentii chiamare e mi voltai: proprio in quel momento Valentina ed Ettore stavano tornando, camminando sulla battigia. Quando ci raggiunsero, Valentina mi schioccò un veloce bacio sulle labbra.
“Benarrivato, amore!” mi disse. “Ho pensato di svegliarti, stamattina, ma dormivi così bene... non volevo disturbarti!”
“Dove siete stati?”
“In nessun posto in particolare... abbiamo solo passeggiato un po'”.
Sistemai il mio asciugamano sulla sabbia e la invitai a prendere posto accanto a me. Lei declinò l'offerta.
“Ho voglia di fare un bel bagno, adesso”, disse. “Ti tuffi anche tu?”
“No” risposi. “Ora non mi va. Magari più tardi”.
“Ti faccio compagnia io”, intervenne Ettore. “Questa lunga camminata mi ha fatto sudare un po' e ho voglia di una bella rinfrescata”.
Valentina sorrise. “Okay! Andiamo!”.
Ridendo come due ragazzini percorsero i pochi metri che li separavano dall'acqua correndo, poi si tuffarono insieme.
Li osservavo in preda alla gelosia.
Sembravano divertirsi un mondo: si schizzavano reciprocamente, si rincorrevano nuotando... ed Ettore non perdeva occasione per allungare le mani. Anche se l'acqua era sua complice nascondendolo, i suoi movimenti facevano intuire le continue palpate al sedere di Valentina.
Poi, dopo essersi allontanati ancor di più dalla riva, si fermarono e cominciarono a parlottare tra loro.
Da dove mi trovavo era naturalmente impossibile sentire cosa dicessero.
Vidi lui sussurrarle qualcosa all'orecchio, poi si immerse e sbucò dall'acqua alle sue spalle.
Era chiaro cosa stesse facendo, non avevo alcun dubbio.
Stava strofinando l'uccello contro il culo della mia fidanzata.
Immaginai la sua erezione, celata dall'acqua, appoggiata tra le morbide chiappe di Valentina. Chiusi gli occhi per un momento e pensai al piacere che quello sfregamento stesse provocando al bastardo... e forse anche alla mia lei.
Ma perché Valentina non reagiva? Perché non lo respingeva? Era davvero così troia?
Fui sul punto di alzarmi e tuffarmi in acqua. Volevo raggiungerli e mettere fine a quell'assurda situazione. Stavo per muovermi, quando mi accorsi di avere il cazzo durissimo. Merda! Non potevo certo alzarmi in quelle condizioni! Matteo e Arianna se ne sarebbero accorti senz'altro.
E allora? Cosa fare?
Niente. Dovevo restare lì, immobile, ad osservare Ettore sollazzarsi con le chiappe della mia fidanzata. Non potevo fare altro.
Cercai di aguzzare la vista e cogliere ogni minimo dettaglio.
Non potevo esserne sicuro, ma mi sembrava ora di scorgere un lieve e quasi impercettibile movimento del braccio di Valentina. Da quella distanza era impossibile esserne sicuri ma... ma in cuor mio lo ero.
Cosa stava accadendo? La mia fidanzata stava davvero masturbando Ettore?
No, mi dissi. Non è possibile. Conosco Valentina, lei non farebbe mai una cosa del genere... non mi ferirebbe in questo modo...
Ma i due non accennavano a staccarsi ed ebbi come l'impressione che Valentina stesse accelerando il movimento. Finalmente, alcuni minuti dopo, vidi Ettore immergersi di nuovo e avvicinarsi alla riva a nuoto, seguito dalla mia ragazza.
Stavano solo giocando, mi dissi, non è successo niente. Sono solo paranoie, suggestione alimentata dalla gelosia. Non è accaduto niente.
Cercai di convincermene.
6
Avevamo in progetto di cenare tutti insieme in un ristorantino che avevamo notato nel pomeriggio. Mi ero ormai rassegnato alla presenza di Ettore: non sembrava avere alcuna intenzione di cercare divertimento altrove. I suoi sguardi al seno di Valentina si erano inoltre fatti sempre più frequenti e insistiti.
Verso le sette di sera, però, cominciai ad avvertire un forte mal di testa, di quelli che in pochi minuti ti fanno rimpiangere di essere ancora vivo. Valentina mi accompagnò fino all'appartamento e consigliò di distendermi un po'. Non avrei potuto fare diversamente: stavo tanto male che mi reggevo in piedi a stento.
“Credo proprio che dovremo rinunciare alla cena di stasera”, dissi massaggiandomi le tempie.
“Ah... be', se tu non hai niente in contrario, io andrei lo stesso...”
Rimasi sorpreso. Ero convinto che, con me in quelle condizioni, sarebbe rimasta a farmi compagnia. Non potevo certo pretenderlo: era anche la sua vacanza e aveva tutto il diritto di divertirsi. Ma l'idea che andasse a cena da sola con Matteo, Arianna ed Ettore non mi piaceva affatto.
“Tanto cosa resto a fare?” aggiunse. “Tu hai bisogno di riposare e la mia presenza sarebbe per te solo un fastidio. Vedrai, dopo una bella dormita ti sentirai meglio...”
“Non voglio che tu resti da sola con Ettore”, dissi con un filo di voce. “Ho visto come ti guarda, quello stronzo”.
“Ma amore, non penserai mica male!” replicò. Il tono della voce era ora sulla difensiva. “Sei il solito gelosone! Ettore è solo un amico, non devi farti strane idee”.
“Ti guarda come se volesse saltarti addosso da un momento all'altro!”.
“Non è vero! È solo una tua impressione, sciocchino...” Ma mentre parlava evitava di guardarmi negli occhi.
Andò in bagno a prepararsi. Poco prima di uscire, tornò in camera per salutarmi. Mi diede un bacio sulle labbra e disse:
“Cerca di risposarti e di non pensare alle stupidaggini che hai detto prima. Tornerò presto, ma tu non aspettarmi alzato, okay?”
“Okay”.
Le lanciai un ultimo sguardo prima che uscisse. Indossava una leggerissima magliettina bianca con una scollatura esagerata e una minigonna al limite dell'oscenità. Era meravigliosa. Avrebbe fatto venire un uomo senza che questo avesse neanche bisogno di toccarsi.
Ma soprattutto...
“Non hai messo il reggiseno”, bisbigliai con un filo di voce, ma lei stava ormai uscendo. Ricevetti in risposta solo il tonfo della porta che si chiudeva.
Riuscii a dormire nonostante la tensione e il nervosismo. Il mal di testa mi aveva messo K.O. e dubito che avrei respinto il sonno nemmeno se una bomba fosse stata sganciata proprio sopra l'edificio. Ero letteralmente a pezzi.
Ma su una cosa Valentina aveva visto giusto: il sonno mi rigenerò.
Quando mi svegliai, loro non erano ancora tornati. L'orologio diceva che erano quasi le cinque del mattino. Cos'aveva detto Valentina? “Tornerò presto”.
Mi sentivo decisamente meglio, così mi recai in cucina per preparami qualcosa da mangiare. Poi gironzolai un po' per la casa, senza sapere cosa fare. Pensai di chiamare gli altri e raggiungerli, ma accantonai l'idea: si era fatto ormai tardi e sicuramente stavano per tornare.
Mi affacciai alla finestra che dava sulla strada e mi accesi una sigaretta. Mentre fumavo, lasciai che i pensieri vagassero liberi. Mi ritrovai a pensare ai momenti più felici della mia relazione: la prima volta che avevo visto Valentina, il nostro primo bacio, la prima volta che avevamo fatto l'amore...
Proprio mentre spegnevo la sigaretta, sentii dei rumori in strada. Erano delle risatine. In lontananza, scorsi quattro figure che si stavano avvicinando.
Erano loro.
Il mio cuore si fermò per un istante.
Ettore e Valentina, esattamente come Matteo e Arianna, camminavano tenendosi per mano.
7
Come se fossi io a dovermi vergognare di qualcosa, raggiunsi velocemente il letto e finsi di dormire. Pochi istanti dopo sentii la porta aprirsi e i quattro fare il loro ingresso. Proprio come due coppie di fidanzati che tornavano da una nottata di festa.
Quello di troppo ero io.
Sentii Ettore augurare a tutti la buonanotte e ritirarsi in camera. Da quanto riuscii a capire, anche Matteo era molto stanco e si diresse immediatamente nella sua stanza.
Valentina e Arianna invece, dopo essersi assicurate che stessi dormendo, rimasero in corridoio a chiacchierare.
“È stata una bella serata”, disse la mia fidanzata.
“Davvero” confermò l'amica. “E sai che ti dico? Tu ed Ettore formate proprio una bella coppia. Sembri molto in sintonia con lui”.
“È vero... è un ragazzo molto simpatico. E poi diciamocela tutta, ora che il mio ragazzo dorme... è proprio un bel figo!”
“Meglio del tuo ragazzo?”
“Arianna... ma che domande mi fai! Mmm e va bene... lo sai che voglio bene al mio ragazzo, ma non puoi certo paragonarli! Fisicamente Ettore è tutta un'altra cosa! È il ragazzo dei miei sogni...”
Sentii il mondo crollarmi addosso. Un intero bagaglio di sogni e progetti si dissolse ascoltando quelle parole.
“Per te non è solo un amico, vero?” continuò Arianna. “Ho visto come vi tenevate per mano, mentre tornavamo... e ho visto anche come vi guardavate per tutto il tempo...”
“Sì... se Matteo mi avesse assicurato prima di non andare a raccontare tutto a Michele, non mi sarei limitata a dargli la mano... avrei impiegato meglio il tempo, stasera! Ora per stare di nuovo da sola con lui dovrò inventarmi qualche scusa con il mio ragazzo...”
“Già... ma toglimi una curiosità. Stamattina, quando siete andati a fare quella lunga passeggiata, è successo qualcosa?”
“Ma che curiosona che sei!”
“Dai Valentina... se non ti confidi con me, che sono la tua migliore amica, con chi vuoi confidarti?”
“E va bene... ci siamo fermati in un bar a prendere un gelato... sgocciolando, un po' di crema del mio gelato mi è finita su un seno, e lui...”
“Ti ha aiutata a pulirti, vero?”
“Esatto. Dopo... be', i nostri visi erano così vicini... lui mi ha baciata e io non sono proprio riuscita a resistere. Ho risposto al bacio appassionatamente. Ma non potevamo star via a lungo, così siamo tornati...”
“E in acqua? È successo qualcosa mentre facevate il bagno? Ho visto come ti toccava...”
“Oh, ma vuoi proprio sapere tutto! E va bene... mentre facevamo il bagno, lui si è messo dietro di me e ha appoggiato il suo 'coso' contro il mio didietro... ha cominciato a strusciarsi tra le mie chiappe... dovevi sentire quanto ce l'aveva duro! E che sberla... molto più grosso di quello del mio fidanzato...”
“Ah, allora glielo hai anche toccato...”
“In effetti sì... mentre eravamo in acqua gli ho fatto una sega...”
“Accidenti, non hai perso tempo!” Arianna rise. “Ma sai che ti dico? Hai fatto bene! Se lui ti piace, non vedo perché non dovresti lasciarti andare. Cosa cazzo te ne frega del tuo fidanzato! Sei giovane, bella e devi pensare solo a divertirti! Ma... non hai avuto paura che lui dalla spiaggia potesse accorgersi di quello che stavi facendo?”
“Sì che avevo paura... ma avevo anche troppa voglia di far sborrare Ettore... di donargli piacere... e non ho pensato troppo alle conseguenze. E comunque sono certa che il mio ragazzo non si è accorto di nulla”.
“Speriamo...”
“Già. Ma non è solo una faccenda di attrazione fisica. Ettore mi piace ogni istante di più... ho proprio paura di essermi innamorata di lui...”
“E cosa pensi di fare col tuo ragazzo?”
“Non lo so... non voglio lasciarlo, gli voglio ancora bene, lo sai. E poi non so se Ettore sia al momento disposto ad avere un'altra relazione stabile... sono molto confusa...”
“Vedrai cara, col tempo arriveranno tutte le risposte”.
“Lo credo anch'io. Buonanotte Arianna”.
“Notte”.
Sentii la mia fidanzata entrare nella stanza e sdraiarsi sul letto affianco a me. Continuai a fingere di dormire. O di essere morto.
8
Quando la mattina mi svegliai, trovai un biglietto sul cuscino di Valentina. C'era scritto:
“Siamo andati in spiaggia. Quando vuoi raggiungici. Ti amo”.
Senza sapere cos'altro fare, m'infilai il costume e mi incamminai verso la spiaggia.
Ad una decina di metri dai nostri ombrelloni, vidi Matteo intento a spalmare la crema solare sulla schiena di Arianna.
Di Valentina ed Ettore nemmeno l'ombra.
Staranno facendo una delle loro passeggiatine, pensai. Che bastardi!
Decisi di andare a cercarli. Un'impresa quasi impossibile, con tutta la gente che c'era in spiaggia... ma dovevo tentare.
Così, senza farmi notare dai miei amici, mi allontanai e diedi inizio alla mia ricerca.
Fui incredibilmente fortunato a trovarli, me ne rendo conto. In quella folla di bagnanti riuscii a scorgere il bikini rosa di Valentina. Camminava tenendo per mano Ettore. Un rischio che potevano correre, in mezzo a tanti sconosciuti.
Li seguii a debita distanza, rallentando quando loro rallentavano, sempre attento a non farmi notare.
Poi li vidi sparire dietro una fila di cabine. Mi feci coraggio e li seguii.
Quando tornai a spiarli, stavano pomiciando appassionatamente. Appoggiati alla porta di una cabina chiusa, limonavano come due forsennati. Valentina aveva gettato le braccia intorno al collo di Ettore, e questi si riempiva le mani con le sue morbide chiappe.
“Sei una figa pazzesca”, le disse. “Mi basta guardarti un istante per eccitarmi come un maiale...”
Poi cominciò a palparle le tette. Era chiaro quello che desiderava: poter slacciare quel bikini e affondare la faccia tra quegli immensi globi di carne. Ma non poteva farlo: sapeva che da un momento all'altro sarebbe potuto arrivare qualcuno.
Quando mi accorsi di essere anch'io eccitato, decisi di scoprire fin dove la mia ragazza si sarebbe spinta.
Mi venne in mente un piano.
Senza riflettere ulteriormente (avrei forse cambiato idea e lasciato perdere tutto) presi il cellulare e mandai un messaggio a Valentina.
Scrissi: “Ciao amore! È successa una cosa incredibile. Ho incontrato in spiaggia un amico che non vedevo da anni, e che ora vive all'estero. Pensa che coincidenza! Ha preteso che pranzassi con lui, quindi non tornerò prima del pomeriggio. Spero non ti dispiaccia...”
Era una scusa molto sciocca, ma speravo che Valentina fosse tanto eccitata da non farci caso. Infatti pochi minuti dopo arrivò la sua risposta.
“Ciao amore! Un po' mi dispiace, qui in spiaggia è una noia senza di te! Vai pure, e saluta il tuo amico da parte mia! Ci vediamo nel pomeriggio. Ti amo...”
Se l'istinto non mi ingannava, sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco. Così cominciai a correre verso l'appartamento.
9
Non mi sbagliavo. Non appena saputo che sarei stato fuori dai piedi, Valentina ed Ettore avevano ben pensato di rientrare all'appartamento. Non appena dalla finestra li vidi arrivare, corsi a nascondermi nel ripostiglio, pregando che all'interno non ci fosse qualcosa di cui avessero bisogno.
Ammetto che quando sentii la porta aprirsi, cominciarono a tremarmi le gambe. Non ero più tanto sicuro di aver fatto la scelta giusta. Non ero più tanto sicuro di voler sapere fin dove la mia ragazza si sarebbe spinta.
Ma ormai era fatta. Ormai ero in ballo.
“Finalmente soli!” esclamò Valentina. “Almeno non siamo costretti a pomiciare in spiaggia o dietro le cabine!”
“Già”, convenne Ettore. “Finalmente staremo un po' comodi...”
Sentii che si sistemavano in camera da letto. Immaginai che fosse la stanza di Ettore.
“Vuoi che chiuda la porta?” chiese lui.
“Ma no, sei impazzito? Con questo caldo...”
Attesi qualche minuto ancora, poi, in punta di piedi, uscii dallo sgabuzzino. Feci qualche passo lungo il corridoio... fino a raggiungere la porta socchiusa.
Mi feci coraggio e guardai, mentre il cuore mi batteva all'impazzata.
Ettore era seduto sul bordo del letto e si massaggiava lentamente l'uccello da sopra il costume. Vedevo il rigonfiamento della sua erezione gonfiare la stoffa: probabilmente vantava davvero la mazza tanto elogiata da Valentina.
In piedi davanti a lui, la mia fidanzata (ancora nel suo bikini rosa) lo guardava con le mani appoggiate sui fianchi.
“Mi piacciono i tuoi occhi sul mio corpo”, disse. “Mi fanno sentire desiderata... Masturbati per me, Ettore. Prenditelo in mano e menatelo mentre mi guardi... immaginando tutte le porcate che faremo tra poco”.
Davanti ai miei occhi increduli ed eccitati, Ettore si abbassò il costume sfoderando l'uccello ormai in piena erezione. Lo impugnò e cominciò una lenta sega senza staccare lo sguardo da Valentina.
“Oh”, esclamò la vacca. “Hai un cazzo bellissimo... mi fai venire voglia di prendertelo in bocca subito! No, devo trattenermi... per una volta che abbiamo un po' di tempo a disposizione, non voglio far le cose di fretta”.
Guardando negli occhi l'amante, Valentina si soppesò le grandi bocce ancora prigioniere del costume. Quelle montagne di carne ballonzolarono appena.
“Ti piacciono, vero? Giù in spiaggia me le guardavano tutti... il bagnino, i nostri vicini di ombrellone, persino quel vecchietto che abbiamo incontrato al bar... lui è stato il meno discreto... me le ha fissata in maniera esplicita, sembrava quasi che stesse sbavando...”
Era molto eccitata, lo capivo dalla voce.
“Ah, se ripenso a tutti quei maiali che me le hanno fissate... sono certa che ognuno di loro avrebbe voluto strofinare l'uccello tra queste bocce...”
Poi si voltò, dando le spalle ad Ettore. Con la sicurezza di un'esperta pornostar, si chinò a novanta sventolandogli il culo in faccia.
Ettore affondò la faccia tra quelle chiappe divine e, dopo averle scostato il costume, cominciò a leccarle figa e culo, alternandosi tra un buco e l'altro a ritmi quasi frenetici.
Dopo un po', Valentina tornò a voltarsi e s'inginocchiò tra le gambe di Ettore. Spalancò la bocca e lentamente (avevo l'impressione di osservare la scena al rallentatore) cominciò a ingoiare l'uccello del suo amante, centimetro per centimetro.
Quando le sue labbra furono arrivate alle palle (mi domandavo come avesse fatto a imboccarlo tutto) Ettore mugugnò soddisfatto.
“Mi fai impazzire”, sussurrò. “La tua bocca è un forno... mmm dai, ciucciamelo tesoro...”
Dell'incredibile scena che avevo davanti, mi colpirono soprattutto i rumori. Mentre succhiava, Valentina emetteva dei suoni osceni: era chiaro che anche lei si stava godendo il pomino fino in fondo.
Si tolse la mazza dalla bocca per dedicarsi alle palle. Massaggiava dolcemente quei grossi coglioni pelosi, carichi di sperma; poi li avvolse amorevolmente con la lingua. Nel frattempo, con una mano, continuava a menare l'asta di Ettore.
“Mmmm sì, oh sì...” ansimava lui. “Leccami anche il culo, Valentina... ti prego...”
Lei sorrise maliziosa.
“Il culo? Vuoi che ti lecchi il culo, maialino? È una cosa che non ho mai fatto...”
“Ti prego...”
“Sei proprio un depravato... vuoi che ti infili la lingua tra le chiappe, eh? Che porcellino...”
Senza aggiungere altro esaudì la richiesta dello stronzo. Diede un'ultima leccata alle palle, poi scese fino al culo e cominciò a darsi da fare con la lingua. Ettore gemeva senza ritegno.
Dopo alcuni minuti, Valentina prese posto al suo fianco. Seduti sul letto, uno accanto all'altra, cominciarono a limonare appassionatamente.
Distolsi gli occhi dalla scena solo per controllare lo stato del mio pacco: avevo anch'io un'erezione poderosa. Senza perdere tempo a riflettere, mi abbassai il costume e cominciai a menarmelo.
Quando tornai a guardare, Valentina aveva appena staccato le labbra dalla bocca di Ettore. Lo prese dolcemente per i capelli e attirò il suo viso contro le grandi tette.
“Dedicati un po' a loro, adesso”, disse. “Avanti, leccami le tette”.
Il viso di Ettore sprofondò letteralmente tra quelle morbide colline di carne. Cominciò a leccare come un indemoniato, ricoprendo di saliva ogni centimetro di pelle. Cucciava i capezzoli con vigore, spalancava la bocca nel tentativo di far entrare e succhiare una parte consistente del seno (era impossibile metterlo tutto in bocca), si concedeva lunghe palpate con le mani.
“Mungimi”, sospirò la mia ragazza, spingendo ancor di più la testa di Ettore contro le tette. “Mungi la tua vacca... dai... così, bravo... mungi queste belle tettone... che bello...”
“Mmmm”, mugugnò Ettore. “Come sono grosse... e morbide... mi soffocano...”
“Sì, goditele per benino amore... sono tutte per te... dai, leccale, palpale, sbavale...”
“Sì... te le mungo per bene, vaccona...”
Fui costretto a interrompere la sega: sentivo l'orgasmo montare e non volevo ancora venire.
Valentina si staccò da Ettore, si sfilò il costume e tornò a inginocchiarsi tra le sue gambe. Stavolta con un proposito diverso: dopo aver dato un paio di colpi di sega all'uccello dell'amante, se lo posizionò tra le tette. Una volta che il cazzo fu inglobato nel solco tra le bocce, lei strinse le grandi mammelle e cominciò dolcemente a muoversi.
Ettore teneva gli occhi socchiusi. La sua mente era certamente annebbiata dal godimento. Quella spagnoletta incredibile avrebbe mandato al manicomio chiunque.
“Ti piacciono le mie grandi poppe, vero, porcellino? Eh? Eh? Senti come ti massaggiano l'uccello...”
“Oh sì... sei incredibile Valentina...”
“Mmmm... così... accompagna il movimento... bravo...”
“Oh sì...”
“Senti come te lo avvolgono bene... ti piacciono proprio tanto le mie pere, vero?”
“Da morire... Oh... Valentina, io non resisto più... sto per sborrare...”
“Eh no”, esclamò la mia fidanzata interrompendo la spagnoletta. “Non puoi sborrare così. Riprendi fiato e rilassati per qualche secondo. Devi montare la tua vacca...”
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